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The Diary
Benin

Frontiera Benin -19 feb 2008

L’entrata in Benin alla frontiera di Hilla-Condji è veloce e senza problemi.
Soliti uffici: dogana e polizia.
Il clima è caotico e vivace. Pieno di venditori di strada, di merci di pedoni che vanno e vengono dai due paesi.
Per noi non ci sono problemi, anche se sentiamo chiedere ad un viaggiatore del Niger una “mancia caffè” di 2000CFA per apporre il visto in entrata.

Gran Popo – 19 feb 2008

Il nome forse non è proprio elegante ma il luogo è incantevole e consente di campeggiare tranquilli in riva al mare.
N06 16 745 E01 49 769 Albergo Gran Popo. Costo 2000 cfa a testa con uso piccola piscina.
Più avanti un villaggio di pescatori che non paiono pescare mai. La spiaggia è grande e deserta. Il mare pare molto pericoloso col suo bagnasciuga in ripida salita, sbattuto da onde potenti con forte risacca.
Straordinaria manutenzione della binda.
Alla partenza non avevamo ingrassato o oliato nulla con la paura che la polvere intasasse i meccanismi.
Il risultato è stato che la polveriere assieme alla ruggine ha bloccato tutto e quando serviva (tombini di Accra) si impazziva imprecando.
Allora: carta vetro, lima e Svitol! Finalmente scorre bene come un orologio. Sale e scende che è un piacere. Continuerà a starsene fissata fuori al suo posto ma con una bella protezione fatta su misura con stoffa fil di ferro e nastro americano.

Helmut e Bab

Qui incontriamo Helmut e Bab. Una coppia austro tedesca che ha vissuto e lavorato per 11 anni in Nigeria.
Sono partiti da Abujia in auto e vanno verso l’Europa con l’intenzione di ridiscendere dall’altra parte.
Forse ci rincontreremo in Tanzania.
Ci raccontano molte cose sulla Nigeria.
Il succo generale è che non si può fidare di nessuno perché lo sport nazionale pare essere tentare di fregare denaro al prossimo.
E se questo prossimo è bianco, tanto meglio, ci mettono pîù impegno.
Eravamo preoccupati perché si dice che non si trova gasolio. Ci dicono che in realtà c’è ed è molto economico. MA i distributori prendono la sovvenzione dallo stato per aprire la stazione di servizio. Fanno il pieno delle cisterne poi chiudono. Vendono il carburante al mercato nero.
Questo solo uno dei tanti esempi.
Decidiamo nel frattempo di cenare assieme con granchi e gamberetti freschi e MOLTO vivi.

Ouidah – 21 feb 2008

Il centro del Vudu del Benin.
Mentre spediamo le cartoline ci sono processioni per le strade di ballerini seminudi che spruzzano acqua. La gente del luogo si affaccia dai negozi e guarda. Non si capisce con che sentimento. Qui la gente sorride poco ed è abbastanza impenetrabile. A pochi chilometri sulla spiaggia hanno eretto il monumento che ricorda la diaspora degli schiavi da qui inviati soprattutto verso Haiti ed il Brasile.

Campeggio ancora sulla spiaggia, sotto le palme. Cominciamo a prenderci l’abitudine! Vista la pericolosità del posto di notte, siamo al sicuro nell’interno dell’Auberge La Diaspora che per 3000cfa a testa ci apre le porte.GPS N06°19,533’ E02°05,544’
Il tempo è stranissimo. Una foschia pesante rende tutto plumbeo. C’e’ caldo e vento e la luce del sole è molto attenuata.

Michelin dove sei - 22 Febb 2008

Percorrendo la “strada degli schiavi” sfiliamo davanti alle statue dei simboli vudu che ci riaccompagnano alla via principale verso la città.
Girare senza effettuare incidenti per Cotonou “reale” capitale del Benin, a dispetto di Porto Novo, credo purifichi da molti peccati.
Non era nel nostro programma addentrarsi nei nuguli di motorini fumosi nel denso smog scuro, nell’afosa aria soffocante con decibel di clacson che trapanano i timpani, nei sensi unici interminabili ma dovevamo cercare il famoso pneumatico Michelin.
In una ricerca su internet avevamo individuato un unico rivenditore ma pare introvabile. Un altro incontrato nel girovagare ha chiuso i battenti da settimane. Per il resto ogni altro tipo di marca sembra reperibile.
Avevamo un contatto con un italiano che vive qui. Avrebbe potuto aiutarci ma non è stato possibile incontrarlo. Rinunciamo alla ruota e puntiamo verso nord; speriamo bene.

Abomey -23 Febb 2008

E’ una città l’antica capitale del regno di Dahomey ma ha la struttura di un grande villaggio.
Non abbiamo purtroppo il tempo di visitarla come meriterebbe. Vedere il suo museo , i suoi palazzi di antichi re, i suoi fossati. Ma ci concediamo una mattina per andare a trovare il cerimoniere vudu capo dei “fetisheur”.

Tutta la vita sociale del villaggio pare si svolga intorno ai feticci . Statue, tumuli o oggetti che esercitano il proprio potere sul destino. Sulla vita. Sulla salute degli uomini. Ognuno col proprio significato e la propria funzione.
C’è quello per la fertilità, quello per il viaggiatore e per l’armonia familiare. Uno per i parti gemellari. Uno che si occupa della pioggia, troppa o troppo poca. Ve ne sono diversi per le varie malattie compresa l’impotenza.
Alcune sono statue in legno rozze ma dai lineamenti molto eleganti. Tutte si dice abbiano più di tre secoli. Ce ne sono poi altri più complicati che riguardano la vita sociale come la scelta dei cerimonieri o la punizione per le cattive azioni.
Nella visita ci accompagna Marc
(tel 00229-97-80-61-82 )
una brava guida locale trovata da
“Chez Monique” dove trascorriamo la notte. 5000 CFA camping, 7500 CFA stanza con bagno.
GPS N07°11.514’ E001°58.490’

Siamo ormai vicini alla Nigeria . Dobbiamo scegliere la frontiera più adatta escludendo quelle del sud troppo pericolose e le vie dell’estremo nord per le quali occorre il visto del Niger che non abbiamo. Molte frontiere e alcune nuove strade di cui ci hanno parlato non sono presenti sulle carte.
Quella che sembra più logica per arrivare in capitale sappiamo essere in pessime condizioni. Entrati in territorio nigeriano vorremmo raggiungere Abuija prima di notte per ragioni di sicurezza. Fra la frontiera e la capitale ci sono circa 700 km e noi abbiamo per viaggiare 11 ore di luce meno quelle che ci ruberà la frontiera. Per scegliere bene ci vorrebbe proprio l’aiuto del feticcio del viaggiatore.

A nord verso la frontiera -23 febb 2008

Oggi siamo saliti 320 km fino ad Ndali.
Sono già le 16.00.
Ora,in questa cittadina bisogna scegliere se raggiungere Nikki e la frontiera 100 km ad est, oppure salire ancora di 155 km fino a Kandi verso est da dove partono gli ultimi 95 km di pista per la frontiera di Segbana .
Non conosciamo la qualità delle strade e non possiamo arrivare col buio dopo le 19 , chiediamo quindi in municipio e ad un poliziotto informazioni.
Entrambi ci dicono che non ci sono problemi.
Non sarà vero!
100 km di quella strada sono feriti da grossi buchi. Occorre andare piano e la velocità moderata ci fa perdere tempo. Il buio arriva puntuale a 50 km dalla meta.
Per fortuna nell’ultimo tratto la strada è un po’ migliorata ma rimangono pericolose transenne, bidoni, tronchi d’albero posti a barriera all’interno dei villaggi.
Arriviamo alle 20 col buio pesto.
Tanta fatica è ricompensata con un po’ di fortuna.
Troviamo il Motel di Kandi, economico, pulito e con un’ottima cena preparata da Roland.
GPS N11°08.295' E002°56.554'

Si parte! - 24 feb 2008

Sveglia ore 6.
Partena con le prime luci.
Ci addentriamo in una pista in condizioni appena sufficienti.
Oggi ci aspetta molta strada e la famigerata frontiera nigeriana.
Non conosciamo le condizioni delle strade una volta in Nigeria
ma Helmut che ha vissuto 10 anni in Nigeria, incontrato qualche giorno fa, ci ha giurato l’esistenza di una nuova strada appena fatta.
Per questa ragione abbiamo scelto questa frontiera.
Non incontriamo nessun mezzo, solo una scimmia.
Strano.
La strada si fa sempre più stretta e non ci pare sia adatta ai camion che si recano in frontiera.
Strano.

Segbana

Arriviamo a Segbana, a pochi km dalla frontiera e chiediamo al crocevia, la strada che porta in Nigeria.
Il primo brivido di dubbio percorre la schiena guardando i loro visi dopo la nostra domanda.
Le loro faccie erano già la risposta ma pensiamo che, al solito, non hanno capito.
Chiediamo ancora vicino ad una scuola e ci dicono che la dogana non c'e'.
Come non c'e' la dogana?
Sulla carta Michelin è chiaramente disegnata una bella strada gialla che va in Nigeria!
Si ma la dogana non c'è. Ci sono i militari.
Ha, ma allora c'e' la frontiera!
Sì, ma non c'è la dogana.
Va bene e allora. Dov'è la frontiera?
Di là.
Bene.

Militari

Ci avviamo, ancora in paese, sulla strada indicata un passante. Dai banchetti si stacca un uomo in pile giallo ci ferma e ci chiede dove andiamo. (noi siamo in maglietta)
Gli chiediamo chi è senza abbassare il finestrino.
Lui sollevandosi il maglione ci mostra la divisa. E' un militare.
Ah, bene.
In pratica ci invita nella vicina caserma per sistemare i documenti.
Da qui inizia una serie di telefonate, pareri di altri colleghi e consultazioni varie.
Dopo circa 40 minuti arriva il capo e la situazione si definisce.
C'e' la frontiera ma non c'e' polizia ne doganieri.
Possiamo passare ma loro non ci possono timbrare il carnet de passage. Al massimo, solo il passaporto.
E il posto di dogana più vicino?
A Nikki, dove siamo passati ieri, 200 km più a sud!
NO!

Dobbiamo tornare a sud!
Oggi non possiamo arrivare ad Abuja!
Crolla il nostro progetto di arrivare in capitale per domenica sera per potere sfruttare tutta la settimana per ottenere i visti.
Ieri poi abbiamo fatto la corsa al Nord per nulla.
I militari sono stati davvero gentili. Continuano la loro disponibilità spiegandoci una pista che rientra direttamente su Nikki, e passa tangente al confine senza rifare i 350 km a ritroso.
Sono "solo" 160 km...

La pista è davvero buona e la gente molto curiosa. Per forza, non ci sono fuoristrada con bianchi che passano di qui!
Siamo ormai in Africa da oltre 3 mesi e mezzo. In questi 110 giorni e in questi 8 paesi, abbiamo incontrato gente di ogni tipo. Viaggiatori improvvisati e di consumata esperienza. Guide locali brave ed improvvisate. Bianchi strapiantati in africa e neri che parlavano il bergamasco. Missionari laici e cattolici. Medici volontari in strutture di carità e altri che di volontà ne hanno davvero tanta ma avrebbero bisogno di carità.
Nessuno di essi si è astenuto dal fare il proprio commento sulla Nigeria.
La risultante delle impressioni raccolte inquieta le notti. Si passa da “molto pericolosa”, a “i poliziotti ti sequestrano i documenti e chiedono soldi per ridarteli”. Posti di blocco ogni 100 metri. Ognuno vuole la sua parte. Agguati lungo le strade. Imboscate con strada sbarrata da massi. Fanno prostituire persino le sorelle Sono senza scrupoli. Restano con te per giorni e quando ti fidi ti rubano tutto, Hanno lasciato i turisti sulla strada con solo le mutande e un litro di acqua. Ti inseguono. Ti sequestrano. Violentano bianche uomini e donne. Temuti anche dagli stessi africani.
Bene.
Stasera varcheremo il confine.
Fra qualche giorno avremo una nostra opinione.

Via dal Benin – 24 feb 2008

Spendiamo a Nikki gli ultimi spiccioli in gasolio. I distributori non hanno diesel e lo troviamo al mercato nero.
Timbriamo finalmente il carnet in dogana e ci rechiamo alla VICINA frontiera dove la polizia ci timbra rapidamente l’uscita.
E’ ormai pomeriggio.

Impressioni sul paese

L’atmosfera è rilassata. La popolazione è gentile ma poco espansiva.
Si incontrano diversi posti di blocco ma in genere non fermano mai.
Come in diversi altri paesi ex colonie francesi ci sono moltissimi motorini, qui anche usati come taxi. Abbiamo visto anche diverse Vespe.
Le strade principali che attraversano il paese sono asfaltate e quasi tutte ben tenute.
Piatto vincitore la Pate Rouge (senza accento) una sorta di polenta fatta con avena e peperoni macinati. E’ leggermente piccante e molto gustosa.

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