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Karibuni Tanzania - 5 ott 2008
Cioè benvenuti in Tanzania.
Dopo l'uscita facile dalla frontiera del Malawi, paghiamo all'immigrazione della Tanzania 50 dollari US a testa per il visto di tre mesi che rilasciano in frontiera.
Paghiamo anche 25 dollari US per una tassa stradale.
Troviamo un "agente" in una baracca di legno che ci fa per 80 dollari US l'assicurazione COMESA Yellow Card, che vale in tutti i paesi che dovremo attraversare fino all'Egitto compreso.
Si scorda di scrivere la data di scadenza e non c'è il numero di polizza.
Abbiamo qualche dubbio sulla validità affettiva della assicurazione ma, l'importante è avere un documento da mostrare alla polizia...
Questa parte della Tanzania è estremamente rigogliosa e fertile. Banane, thè, granturco, papaia...
Mafinga - 6 ott 2008
Raggiungiamo questa missione dove incontriamo Suor Gabriellina di Modena e P.Pio di Treviso e P.Gabriele di Cuneo.
Hanno realizzato in questo luogo, un dispensario con ambulatorio per le donne gravide e per primi interventi.
Distribuiscono coperte, sementi per coltivare, animali cuccioli per allevamento come supporto alle famiglie povere. Ci sono un gruppo di donne ammalate di AIDS che sono da loro seguite. Più di 100 orfani che sono seguiti e aiutati. Lasciamo un gettone Elfo. (dettagli in solidarietà)
Foresta di Baobab
Attraversiamo una area fra le più aride della Tanzania.
Solo una fitta foresta di baobab la rende affascinante ai nostri occhi.
Parco di Mikuni - 6 ott 2008
Non è uno dei parchi più famosi, ma la strada asfaltata che lo attraversa ci regala un numero impressionante di animali.
Giraffe, Zebre, bufali, antilopi, scimmie, e elefanti a bordo strada.
Morogoro - 7 ott 2008
Marta Rizzo, una dottoressa incontrata in Mozambico ci ha segnalato la scuola e l'orfanotrofio di S. Teresa da qui in Tanzania.
Facciamo visita alla grande struttura realizzata in un terreno arido e un tempo senza vegetazione. Ora c'è una scuola materna, una scuola elementare, una casa per orfani e per studentesse che abitando lontano non potrebbero frequentare la scuola.
Assegniamo un gettone Elfo (Dettagli in solidarietà)
La pietra Nera
Questa pietra che ancora non vedete perchè non abbiamo ancora fatto la foto ma presto ci sarà, Serve per curare (non sappiamo con quale percentuale di successo)i morsi dei serpenti velenosi.
Pare assorba il veleno.
Si rigenera a bagno nel latte o nell'acqua bollente salata.
Dar Es Salaam - 7 ott 2008
Eccoci nella grande città.
Con l'aiuto di Anna finalmente riusciamo a riempire la bombola del gas che era finita in Namibia. Sud Africa, Mozambico, Botswana, Malawi, Swaziland avevano un attacco diverso.
Qui l'attacco era giusto ma occorreva parlare in Swahili.
Facciamo il visto dell'Egitto. Costo 15 euro circa. Dobbiamo essere in frontiera entro 3 mesi. Ci dicono a voce che come italiani non ci sono scadenze di permanenza, poi sul visto scrivono "1 mese". Vedremo una volta là.
Otteniamo un visto per 60 dollari US dall'ambasciata del Rwanda in sole 24 ore.
Molto gentile la segretaria di origine Tutzi, figlia di profughi ora rientrati.
Facciamo anche visita allaccogliente personale dell'ambasciata italiana.
Già dal Malawi, ma molto anche qui in Tanzania notiamo moltissimi spazzini, quasi tutte donne.
E' la prima volta nei paesi africani.
Zanzibar
Solo questo nome basta a far risuonare storie di 1000 avventure. Epoche di scoperte, di grandi mercati lontani. Tratte di schiavi e dolorose vicende di violenza. Romantici esploratori dell ‘800 e determinati missionari.
Zanzibar, famosa nella storia africana come Timbuktu, sempre presente nell’immaginario di tutti noi che non possiamo fare a meno di vivere e sognare questo continente meraviglioso e maledetto.
Abbiamo preso il traghetto veloce, solo un’ora e mezza contro le tre ore della nave. Costo 70 dollari US a testa A/R. Arrivati al porto ci hanno detto che era guasto il motore e siamo partiti con un’ora di ritardo.
Almeno siamo partiti…
Dopo due ore e 40 minti arriviamo al porto dell’isola.
Ma che differenza c’e’ con la nave normale allora? Forse lei ne impiega 5 di ore?
Sbarchiamo e siamo nella Stone Town, un miscuglio di stili arabi, persiani, indiani e pochissimo locali. Sembra di essere in medio oriente. Anche i tatuaggi con l’henne ricordano la cultura araba.
Già dall’anno 1000 gli Omaniti sono presenti in queste terre con i loro traffici di spezie, schiavi, avorio, copale, tessuti. Mezzo millennio prima che il primo bianco, un portoghese, ci mettesse piede. Le donne sono elegantissime nei loro bui-bui neri o colorati fatti di trasparenti veli sovrapposti. Slanciate e snelle hanno in comune con gli africani della costa solo il colore della pelle.
E il mare meraviglioso delle spiagge tutte attorno con sabbia bianca e pesci multicolori. Un paradiso attualmente utilizzato per spennare i turisti.
Anche noi ci facciamo spennare per un giorno con la piacevole compagnia di alcuni amici conosciuti in capitale. Eva che lavora per l’ambasciata, Mario e Ombretta impegnati in un progetto di Cooperazione Internazionale e la loro famiglia.
Kawe – 13 ott 2008
Ma la vacanza è durata poco.
Dopo 2 giorni eccoci di nuovo per strada ma ci sentiamo un poco spossati. Pensiamo alla malaria anche se con poca convinzione. Approfittiamo del dispensario di Kawe costruito e gestito dalla congregazione delle suore di Ivrea. Facciamo l’analisi del sangue con risultato negativo e andiamo a visitare il centro.
C’e’ anche un asilo ben organizzato al quale diamo un contributo Elfo. (Dettagli in solidarietà)
Bagamoyo – 14 Ott 2008
E’ in questo pezzo di costa che partivano e tornavano le spedizioni carovaniere per l’interno del territorio.
E’ da qui che partivano e tornavano i dhow, le barche a vela locali che trasportavano merci e genti da e per il porto di Zanzibar.
Punto di partenza per i cacciatori arabi di schiavi e di arrivo per tristi carovane di bambini, donne, uomini, nudi e incatenati destinati ai mercati dell’oriente.
Rapiti nei territori del Lago Tanganika e costretti a marciare a suon di frustate per 1200 km fino a queste coste.
Da qui secoli dopo sono passati Burton e Speke alla ricerca delle sorgenti del Nilo.
Stanley alla ricerca del Dott. Livingstone che qui tornò un’ ultima volta solo col suo corpo imbalsamato, avvolto attorno ad un palo, trasportato fin qui per 1500 km in 9 mesi dai suoi affezionati portatori. Centinaia di missionari, esploratori, avventurieri e uomini d’affari senza scrupoli. Arabi, portoghesi, tedeschi, inglesi se la sono contesa.
Questo villaggio ora poco curato e in decadenza, ha una storia incredibile alle spalle.
Kilimangiaro -15 ott 2008
Arriviamo alle falde del Kilimangiaro (ma senza Licia).
Ci fermiamo a Moshi in al Key’s Hotel dove per 20 dollari lasciano campeggiare nel parcheggio dei loro mezzi (colazione inclusa).
GPS S3° 20.307’ E37° 20.813’
Da qui si parte per salire in genere in 6 giorni, il Kilimangiaro la montagna più alta dell’Africa. Non sappiamo se salire o no.
L’indecisione è grande.
A favore: siamo qui, perché no?
Contro: 1)Costa circa 1000 dollari US a testa. Più le mance che chiedono di lasciare ai portatori, con tanto di tabella, perché sono mal pagati (Questa poi è bella! Il governo non li tutela, rapina i turisti con permessi esorbitanti e poi chiede ai rapinati di fare un’offerta perché i rapinatori non pagano i loro schiavi! Questa poi!)
2)Ci porta via una settimana e con le piogge in arrivo ed il visto dell’Egitto che ci scade fra meno di tre mesi non va bene.
3)Siamo da un anno in viaggio e sempre seduti. Allenamento zero.
4)Gli scarponcini che abbiamo sono da escursionismo e non adatti alla neve, pericolosi col ghiaccio.
5)Il tempo in questa stagione iniziale delle piccole piogge è molto variabile e si rischia di salire, spendere ed essere immersi nella nebbia.
Decidiamo di guardarlo passare sopra le nostre piste.
Arusha – 15 ott 2008
Passiamo per Arusha, cittadina stracolma di tacchinatori stadali che scocciano ad ogni passo. Occorre fare rifornimenti e spesa qui se si prosegue verso est. Dopo non si trova nulla di decente. Siamo a 100 km dal Kenya e proseguire per il Rwanda ci pare strano. Come un maratoneta che arriva al 35° km situato a 500 metri dal traguardo ma il percorso lo riporta lontano in un anello di 7 km.
Chiediamo informazioni all’ufficio turistico e ci dicono che la strada che porta in Rwanda è infestata da banditi e profughi sbandati. Molto pericolosa. Sono oltre 300 km di foresta isolata ai confini dello stato. Una gestrice di ristorante ci dice l’esatto contrario. Ci riserviamo di verificare più vicino al lago Vittoria.
Con 10 dollari dormiamo al Masai Camp, economico e carino con standard… africano. Alla notte ci sono ben 3 guardiani con mazze da baseball e fucile da caccia.
GPS S3° 23.116” E36° 43.188”
L’indomani proseguiamo e raggiungiamo Karatu, fuori dai cancelli del “cratere della vita” e dormiamo al semplice e pulito camping con lo stesso nome: Ngorongoro Camp. (10$)
GPS S3° 20.696” E35° 40.000”
Ngorongoro – 16 Ott 2008
Questo è un enorme cratere spento dentro il quale, nelle valli steppose, nel laghi formatisi, nei boschi radi, si sono conservati gli animali selvaggi. Un posto di sicuro unico al mondo.
Si raggiunge il bordo con una strada sterrata terribile e se si vuole si può entrare all’interno per qualche ora ad ammirare gli animali.
Per raggiungere il parco del Serengeti la strada passa per forza attraverso il parco Ngorongoro.
Costo per l’entrata giornaliera al parco: 50 dollari a testa. Più 40 dollari per l’auto. Fanno 140 dollari al giorno solo di permessi. Visita o transito che sia. Validità 24 ore.
Volendo entrare dentro il cratere (solo auto 4x4) si deve pagare un ulteriore permesso di 200 dollari che vale per un solo ingresso. Totale 340 dollari per un giorno.
Se si campeggia si devono aggiungere 60 dollari per due persone ma occorre uscire entro le 24 ore dall’entrata. Se si sgarra anche solo di 10 minuti, si pagano altri 140 dollari per il secondo giorno.
Costo per un giorno con campeggio 400 dollari.
Per chi, come noi, ha già visitato i meravigliosi ed economici parchi del Sud Africa e Botswana, questo sembra un posto “spenna europei”.
Visti i costi decidiamo di effettuare un transito senza entrare all’interno del cratere e senza campeggiare, in considerazione anche la fama terribile che hanno i campeggi del parco. Niente servizi, niente acqua. Spendiamo quindi “solo” 140 dollari.
Cacca Day - 17 Ott 2008
Oggi è il giorno del Cratere della Vita. Ngorongoro. Ci alziamo prima dell’alba per sfruttare al massimo la giornata e raggiungere il Serengeti, altro parco adiacente molto più ricco di animali.
Il cielo è completamente coperto, nuvole basse, pioggia.
Cominciamo bene! Speriamo che si alzi.
Raggiungiamo il gate, paghiamo ed entriamo.
La strada è delle peggiori incontrate nel nostro viaggio. Sterrata, piena di buche e tolle-ondulè deciso.
Ovviamente piove e non si vede ad un palmo dal naso.
Allunghiamo il percorso facendo un lungo giro sul bordo del cratere ma la situazione non migliora. Piove e per il paesaggio che si vede al punto panoramico, potremmo essere a Cinisello Balsamo in una mattina di Novembre.
In una timida schiarita scattiamo la K7 in questo bel bosco. Altro non si vede.
Dopo quasi 3 ore decidiamo di andare verso il Serengeti e abbandonare la zona alta.
Lasciato il punto panoramico si scende lentamente e smette di piovere.
Dopo un certo numero di chilometri, sufficienti per non invogliarci a tornare sui nostri passi, si schiarisce e lentamente esce il sole.
Per fortuna siamo ancora sul bordo e riusciamo a vedere ugualmente il cratere dall’alto che per la verità sembra una normale ampia vallata con le montagne attorno.
Da qui non dà affatto l’idea del cratere. Nessuna particolare suggestione a parte qualche elefante arrampicatore che si è spinto fino qui e qualche giraffa.
Ora siamo in basso e la pista devastata dai numerosissimi mezzi è di polvere e ciottoli.
Qui ovviamente non è piovuto neanche una goccia e siamo bianchi come mugnai.
Il sole lavora come solo in Africa sa fare e il caldo si fa insopportabile.
Accendiamo l’aria condizionata e la cinghia del compressore slitta facendo uno stridore sinistro. Forse le vibrazioni del cofano hanno schiacciato la protezione metallica che ora tocca a tratti la cinghia, forse è vecchia e va cambiata, forse il compressore è duro e la cinghia non ce la fa, forse tutto assieme. Al diavolo i forse.
Dobbiamo spegnere l’aria condizionata ed accontentarci delle feritoie anteriori.
Arriviamo al gate che separa i due parchi. Usciamo dal Ngorongoro NP ed entriamo nel Serengeti NP. Ovviamente nuovo parco nuova tassa. Ripaghiamo 140 dollari per le 24 ore più 60 dollari per il campeggio. 200 dollari dalle ore 16 di oggi alle 16 di domani. (Oggi siamo già a 340 dollari!)
Riprendiamo la terribile pista.
E’ una vergogna tenere una strada dentro un parco in queste condizioni disastrose. Neppure in Angola, o in Gabon abbiamo trovato una pista tanto mal messa.
Sono 170 km che noi percorriamo ad una media di 20 km/h. Le auto delle agenzie ci sfrecciano a fianco ai 50km orari. A noi sembrano bolidi ma le loro sospensioni non li devono portare in Italia e gli autisti frettolosi non devono pagare le riparazioni.
Con la voglia di obbligare, per vendetta, o forse giustizia, il direttore del parco a farsi ogni giorno questa strada, ci chiediamo dove finiscono i soldi dei pedaggi. Dove mettono le diverse decine di migliaia di euro che incassano ogni giorno con i turisti sempre numerosissimi?
Solo il cielo lo sa.
Ma forse anche noi abbiamo un’idea…
Il tempo peggiora si rannuvola ed inizia a piovere. Alle 6 è buio e noi siamo da una decina di minuti al campeggio sotto un’acqua torrenziale.
Tralascio i dettagli sulla bellezza del campeggiare e cucinarsi la cena sotto un diluvio universale.
Scopriamo che con le vibrazioni si è smontata la connessione dell’alimentatore del GPS.
Troviamo tutte le parti meno una. Un pezzo è andato perso.
Inutile ogni tentativo di trovarlo.
Al buio, sotto la pioggia, con la cena da preparare, stanchi e impolverati e, lasciatemelo scrivere, incazzati! Ecchè caspita di giornata!
E in stò campeggio del … piffero, pagato come il “Gran Hotel de la Ville”, stracolmo di turisti “lavati e stirati” in attesa sotto una tettoia, che i negretti di turno gli montino la tenda e gli preparino la cena, manco c’e’ un bagno dove darsi una lavata!
- E che c’e da guardare? Sì stiamo facendo un viaggio attraverso l’Africa e allora? Il tuo sogno eh? Che bello eh?
Già…
All’alba del giorno dopo, con calma, sotto un cielo di nuovo blu, con una rondella in plastica tolta ad un para-fari e del filo di ferro plastificato, riparo in modo “africano” il connettore.
Vediamo se dura.
Si riparte.
Serengeti NP – 17 Ott 2008
Questo parco è indubbiamente molto bello.
Bei paesaggi, tanti animali.
Non è però un parco per chi ha l’auto propria, (l’esatto opposto del Kruger in SA). Piste vergognosamente devastate e senza manutenzione.
Il costo giornaliero di due persone straniere, con auto e campeggio è di 200 dollari US. Per i locali i prezzi sono circa 100 volte più bassi.
Risultato: acquistando un pacchetto da una agenzia locale si spende uguale ma si alloggia nei lodge e non nei poveri campeggi. Inoltre si usufruisce di una guida che sa dove sono gli animali e dove le piste sono praticabili. E comunque in caso di impantanamento o di rotture, sono affari loro.
Vista la pioggia del giorno prima ecco alcune piste come si riducono.
Oltre a elefanti, zebre, diversi tipi di gazzelle, giraffe, iene, sciacalli, numerosi uccelli e cicogne, ippopotami, facoceri, abbiamo visto per la prima volta la gazzella Thompson, molto simile allo Springbok della parte sud dell’Africa, e l’inizio della migrazione degli gnu.
A decine di migliaia.
I Masai
Questa popolazione presente nel parco anche nella parte del Kenya, (lì il parco si chiama Masai Mara) vive di pastorizia. Ha tradizioni antichissime, costumi variopinti, usi e alimentazioni particolarissime. Vive protetta all’interno del parco. Protetta da tutto tranne che dalla devastante cultura del turista. Oggi molti adolescenti, che nella loro struttura sociale devono portare le mucche e le capre al pascolo, preferiscono vendere paccottiglia ai turisti, o farsi fotografare, o mendicare un docce o una moneta. Nessuno più vuole accudire il bestiame.
E’ un antico popolo, una antica civiltà che lentamente si degrada e scompare.
Crediamo che dovrebbero esistere sanzioni pesanti come quelle che sono in vigore per chi molesta o sfama gli animali. Da applicarsi a coloro che danno penne, monete o “doni” ai Masai.
Mwanza- 18 Ott 2008
E’ sul lato sud del lago Vittoria scoperto da Speke a metà del 1800. Da qui partì nel 1871 la prima coraggiosa esplorazione delle coste del lago ad opera di Stanley. Su una barca fecero il giro del lago più vasto d’Africa e secondo al mondo per grandezza. In questa parte il luogo è reso bello anche dalle rocce levigate e tonde.
Qui campeggiamo allo Yact Club un bel posto sul lago.
Gps S2° 31.745’ E32° 53.652’
Nel frattempo cerchiamo informazioni sulla sicurezza della strada che da qui va al confine.
E’ una zona nella foresta dove sorgevano i campi di profughi e di sbandati dal Rwanda e pare che sia infestata dai banditi che fermano e rapinano le auto. Occorre anche fare attenzione a chi si chiede per non far sapere a malintenzionati dove si va.
Le informazioni sono diverse, dalle più rassicuranti alle più allarmanti.
Come sempre.
Decidiamo di partire molto presto all’alba col primo traghetto che ci porta sull’altra sponda del braccio del lago su cui sorge la città. Dall’altra parte inizia una tremenda pista verso ovest.
Fino alla frontiera col Rwanda ci sono circa 400 km. Quelli pericolosi.
Poi per raggiungere Kigali, la capitale del Rwanda, ce ne sono altri 170 circa.
Se non abbiamo contrattempi e senza perdere tempo speriamo di farcela in giornata.
Tutto dipende dalle condizioni della strada e da cosa incontreremo.
Vetro rotto
Il traghetto per Kamanga parte puntuale. E’ una compagnia privata. Costo: 6.500 scellini per auto e autista e 800 scellini per passeggero. (un euro circa 1.600 scellini).
Durante l’attraversata che dura mezz’ora inizia un’acquazzone furibondo che rende la pista un fiume di fango e acqua. Procediamo comunque decisi.
Tutto fila bene anche se cominciamo a vedere gente a bordo strada in vestiti borghesi con fucili mitragliatori.
Una sassata ci incide sul vetro anteriore una bella stella.
E' il terzo sasso che arriva sul vetro ma i primi non erano così grossi.
Container Linee Messina
A 20 km dalla frontiera la sorpresa.
Due camion sbarrano la strada e bloccano il traffico.
Non si sa se e quando si potrà passare.
Negli ultimi km il GPS ha continuato ad evidenziare la scritta "convoglio armato" e i consigli avuti erano "passate ma non fermatevi.
Dalle 13 alle 17 siamo fermi, poi con la gente infuriata si sblocca la situazione e si passa.
La dogana chiude alle 18.00, corriamo in frontiera sapendo che dopo, per arrivare a Kigali la capitale del Rwanda ci sono ancora 170 Km.
E alle 18 e' già buio.
E in Africa col buio conviene non guidare.
Julius Neyrere
Vogliamo mettere una foto per rendere omaggio a questo grande presidente ormai scomparso.
Un uomo raro nello scenario politico africano. Paragonabile come elevatura morale a Nelsen Mandela.
Pur con tutti gli errori e sbagli che un politico in buona fede può commettere.
Un uomo che ha data alla Tanzania una dignità e un futuro.
Dignità e futuro che gli attuali governanti stanno perdendo giorno dopo giorno.
Impressioni sul paese
La Tanzania non ci è piaciuta.
Il paese è bello. Ci sono sicuramente posti incantevoli e ricchi di storia.
Anche la sicurezza è di buona qualità.
MA
Non ci sono piaciute le sue strade.
Anche se asfaltate sugli assi principali hanno cunette spropositate in ogni paesino anche minuscolo. I divieti di velocità sono di 30 o 50 km orari ma se affrontate le cunette a quelle velocità, distruggete le sospensioni.
Non ci è piaciuta la polizia che ha ricominciato a chiederci mance e regali, a discapito degli insegnamenti e dell'esempio del padre della loro patria.
Non ci sono piaciuti i tanzaniani, in genere poco socievoli e sempre pronti ad assillare gli stranieri tentando di spillare soldi in modo asfissiante.
Non ci è piaciutala politica turistica dei prezzi altissimi adatta a viaggi solo super organizzati.
Siamo contenti di uscire da questo paese spenna turisti.