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The Diary
Libia

Entrata - 26 gen 2009

Sveglia all’alba e pronti alle 7,30 davanti alla sbarra libica.
Pensiamo che dall’altra parte, oltre ai gendarmi ci sia la nostra guida (obbligatoria) con le targhe ed i documenti.
Sbagliato.
Gentilmente la polizia ci fa aspettare di lato. Fa un freddo incredibile. Dopo diverse telefonate col satellitare scopriamo che dall’altra parte ad aspettarci non c’è ancora nessuno.

Mahmud, la nostra guida arriverà con 4 ore di ritardo: alle 11,00.
Non è un bel modo di cominciare.
Siamo abbastanza arrabbiati, ma lui sembra un bravo ragazzo. E’ accompagnato da Abdullà, il suo autista per il viaggio, dice.
Montiamo le targhe e per fortuna tutte le pratiche doganali sono snelle. Non sappiamo se le procedure sono semplici o se la guida le ha rese tali. Col tempo ci accorgiamo che la seconda ipotesi è quella giusta. Comunque tutti i doganieri sono cordiali. Qualcuno parla italiano.
Appena usciti fanno i raggi X alla K7 con questo camion indagatore…

Bivacco

Facciamo un poco di provviste e partiamo. Due auto, la K7 e una berlina con la guida.
Al tramonto ci allontaniamo dalla strada e ci infiliamo in un bel posto nel deserto. C’è un vento teso e freddo. Il sole che di giorno scalda e permette di stare in camicia è sparito e accendiamo il fuoco. Mahmud ci invita a mangiare un piatto da lui cucinato sulle braci. Viene dal deserto dell Akakus e là si usa così.
Maccheroni pomodori spezie e pezzi di pollo. Squisito!

Kilometri su Kilometri

Seguono oltre 1200 km di nulla. Strada dritta. Terra desertificata di fianco. Una noia mortale per 3 giorni!

Leptis Magna - 28 gen 2009

Grande, imponente, maestosa.
Nonostante siano rovine la sua estensione, la struttura urbanistica, la grandezza delle costruzioni, le ricchezza delle sculture, lasciano immaginare una città imperiale di grande rilievo.
E’ stata fondata dai Fenici, abitata daio Cartaginesi fino all'arrivo dei Romani.
Resa grandiosa dall’impratore Settimio Severus di origine libica nel 203 prima di Cristo.
Ecco la palestra all’aperto ed il anfiteatro in riva la mare.

Questa è la basilica e le latrine con i resti delle ville. Ci sono anche le terme, le piscine, una grandissima piazza con palazzo ed il foro. Veramente sorprendente.

Tripoli - 29 gen 2009

Entriamo nella capitale della Libia. Compriamo le cartoline e le spediamo.
Le penultime del “ruggito”.
Ci aggiriamo nell’affollata e tranquilla medina. Nessuno ci chiede nulla.
Ci sembra un sogno poterci aggirare e curiosare senza il consueto “solo guardare, niente comprare”…

A passeggiare per Tripoli sembra di essere in una cittadina italiana. Molti palazzi nel centro art decò costruiti durante la colonizzazione italiana, dal 1911 al 1943. Ecco come la vecchia cattedrale è stata trasformata in moschea.

Ci sono stati molti massacri della popolazione ad opera degli italiani. Nelle nostre scuole ci viene poco insegnato sul passato coloniale italiano ma in questi paesi lo ricordano bene. Esistevano campi di concentramento e sterminio per gli appartenenti alla resistenza e per le loro famiglie. In questa attuale scuola islamica, all’inizio dell’occupazione c’era il palazzo di polizia. Al centro del cortile una cisterna. In essa venivano gettati e lasciati morire di stenti gli oppositori.
Nessuno conosce il numero e l’identità di molti di loro. Si parla di diverse migliaia. Ora questo monumento davanti alla botola (cerchiata in rosso) li ricorda.

Censura Italiana.

Esiste un film che racconta l’episodio della cattura e uccisione di Omar Mukhtar, un eroe della resistenza libica da parte degli italiani. E’ stato girato nel 1979 con grandi attori: Oliver Reed, Anthony Quinn, Irene Papas, Raf Vallone e Gastone Moschin.
Si intitola “Il leone del deserto”.
In Italia arrivò nel 1981 quando fu presentato a Cannes con un discreto successo ma fu subito ritirato dalla distribuzione. Altri tentativi di visione pubblica, ad esempio una proiezione a Trento nel 1987 sono stati vietati dalla Digos.
Questo fatto noi lo troviamo inaccettabile!!!
Può anche darsi che oggi le cose in Italia siano cambiate e il film sia di facile reperibilità e magari in italiano. In ogni caso, siamo andati a cercarlo e ne abbiamo rintracciato una versione in lingua inglese in un mercato di CD. Chi la vuole vedere ci scriva un messaggio.

Finanziato da Gheddafi, il film non è completamente aderente alla storia, ma presenta sfumature “a favore” dell’attuale regime, soprattutto per quanto riguarda le vicende e le partecipazioni alla resistenza dei gruppi etnici libici coinvolti nella vicenda.

Se ne vuoi sapere di più:
http://www.retididedalus.it/Archivi/2007/dicembre/METICCIA/leone.htm

Ad ogni modo ora con i libici siamo grandi amiconi! Ecco cosa compare in una apposita stanza al museo nazionale. Ancora un po’ e ci piglia un colpo!

I Canali di Gheddafi.

E’ stata una grande idea e una bella opera per la qualità della vita dei libici.
La Libia è deserto. Ovunque e dappertutto. E’ stata realizzata con i fondi ricavati dalla nazionalizzazione dei pozzi petroliferi, una grandiosa opera di canalizzazione per il trasporto dell’acqua dalle sorgenti profonde nel deserto disabitato alle coste piene di popolazione.
L’agricoltura ha avuto enormi benefici e il Paese è diventato autosufficiente dal punto di vista agro alimentare.

Sito di Sabratha – 30 gen 2009

Una città fondata circa 200 anni prima di cristo dai Fenici. Conquistata dai romani è stata ampliata e abitata per secoli fino al 500, alla fine dell’impero romano. Abitata poi dai bizantini e distrutta dai Vandali. Rimane uno splendido teatro in riva al mare, molti bagni termali, sistemi di cisterne e interessanti mosaici.

Impressioni del paese

Sembra di essere al guinzaglio corto.
Ancora qualche giorno e ci veniva da abbaiare! Anzi guaire.
La “guida” accompagnatore, è in realtà una interfaccia fra lo stato controllore e il turista. Ha chili di fotocopie che distribuisce ad ogni posto di blocco (ogni 100 km), ad ogni hotel, ad ogni ingresso di museo, ad ogni sito archeologico. Ogni spostamento deve essere telefonicamente da lui comunicato ed autorizzato dalla polizia che deve sempre essere informata sul dove siamo. Un cambiamento di programma anche minimo comporta una serie di autorizzazioni ed annullamenti che fanno impazzire la “guida” e insospettire le autorità.

Se si vuole una vera guida nei siti e nelle città occorre pagarne una perché in genere chi accompagna non sa nulla. Si è fortunati se parla inglese.
E’ estremamente costosa. Noi abbiamo pagato 115 euro al giorno per la guida con auto. Più 65 euro di visto moltiplicato per 5 persone (anche se noi eravamo in 2). Grazie alla brava Layla di Torino che gestisce una agenzia di viaggio, abbiamo facilmente fatto a distanza tutti gli incartamenti necessari. www.avventuriamoci.com.
Si è avvalsa per i documenti, e le targhe di Mahamoud Akka, un bravo libico che ci ha accompagnato e che lavora con gruppi che in genere amano il deserto. www.desertakakus.com
Ve li consigliamo entrambi.

Se non siete un gruppo e non volete fare una esperienza nel deserto NON venite in Libia. La costa a parte i due siti citati non ha molto più da offrire in confronto ai prezzi e ai problemi che pone.
E’ curioso come gli anziani parlino perfettamente l’italiano avendo frequentato le scuole costruite nei 30 anni di permanenza coloniale. Ci fermano e ci parlano con simpatia, ci regalano vecchie foto, ci fanno gli applausi. Ci raccontano piccoli episodi della loro gioventù con gli occhi lucidi.
Nonostante tutto siamo davvero i benvenuti dalla gente. Per lo stato, un poco meno.