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The Diary
The Solidarity
Nuova scuola ad Oyo (Congo)
2008-04-18
Nella povera zona interna del Congo, nel paesino di Oyo, suor Elsa e le sue sorelle che vengono dalla Polonia stanno costruendo una nuova scuola per ...
Congo

La pista del Congo

Una veloce pista sabbiosa di 200 km entra in Congo negli altipiani del nord. A tratti ponti, guadi e pozze di fango costringono a rallentare drasticamente.
Se non piove fa caldo ed il sole picchia deciso.
Se piove fa caldo e la pioggia picchia decisa.
I cinesi stanno lavorando per asfaltarla.
Se riusciranno a terminare i lavori, fra qualche anno, nessuno potrà godersi la guida su questa strada nel cuore dell'Africa come noi ora.

Dopo 40 km arriviamo ai controlli.

Sono tre.
Prima i gendarmi.
Tutto bene ma uno, un po "alto" di vino di palma, ci chiede insistentemente una bottiglia di whisky. Per fortuna non é il capo.

Poi l'immigrazione.
Tutto bene ma rimaniamo nella baracca almeno 45 minuti perché Antoine appassionato cattolico, conosce tutta la storia della vita dei Santi.
E ce la vuole raccontare.
Noi come italiani, secondo lui, siamo iper esperti e ci chiede quante volte abbiamo visto il Papa.
Ci regala un mango maturo. Noi una cartina di Nonantola con l'abbazzia.
bell'incontro comunque.

Poi la polizia.
Sotto la bandiera in pieno sole ci viene ufficialmente dato il benvenuto. Pochi minuti e via.
Tutto liscio. Nessuna richiesta.
Sulla strada dei bambini vendono Guava.
Noi la comperiamo.

Testa d'elefante

A 100 km dalla frontiera arriviamo in un villaggio.
Il capo della polizia locale esige che ci presentiamo con i documenti.
Fuori dall'ufficio c'é la testa ancora insanguinata di un elefante.
E' senza pelle e carne. praticamente un teschio pieno di mosche.
Dalle dimensioni delle zanne esposte, circa 40 cm pare un piccolo.
Dice che sono stati i cacciatori di frodo.
Poi, a controlli effettuati, mi chiede se voglio comperare i denti....
Io rispondo che non compero avorio da piu di 20 anni per non incrementare la caccia all'elefante.
Pare deluso.
Trappola o businnes?

Oyo - 18 apr 2008

Scendendo verso sud ci fermiamo a Oyo.
Pochi km più a nord la folla ha assassinato qualche anno fa un missionario di Milano a colpi di macete.
Aveva inavvertitamente investito una bimba.
Era ancora viva ed era sceso per caricarla e portarla in ospedale.
Errore fatale.
In Africa come in Asia se si provoca un incidente, soprattutto se c'è di mezzo un investito, occorre fuggire al primo posto di polizia.
Chi ha letto Shantaram, ricorderà la bella pagina in cui Gregory David Roberts descrive a Bombay una situazione simile.
Da tenere sempre ben presente sulle strade d'Africa alla guida di un mezzo.
Ci fermiamo all'interno di una missione polacca.
Incontriamo i missionari anche locali che ci raccontano della scuola. Destiniamo un gettone Elfo.
Vedi solidarietà.

Gorilla

Uno dei pochi parchi del Congo.
Uno dei pochi parchi dove si possono vedere i gorilla da vicino.
L'ingresso al parco costa circa 15 euro e la visita circa 80 euro a testa. Ma vale la pena.
Sono esemplari portati dalla cattività alla libera vita in foresta.
Se ne occupa una organizzazione locale con sede a Brazzaville.
John Aspinal Foundation.

Nella foto Titi di 18 anni.

Ci sono due ingressi al parco.
Quello a Nord "Abio"
dove si possono vedere i gorilla adulti.
GPS S03°06.098 E015°31.364

Quello a Sud "Mont Blanc"
dove c'è l'accesso al Lac Bleu e al luogo dove tengono i gorilla bebe che stanno crescendo.
GPS S03°23.311 E015°32.588

Nella foto Rupert di 19 anni.

Questi sono tutti e tre esemplari maschi dominanti. Sono i cosiddetti "silver" perchè hanno il dorso argentato tipico dei maschi.
Ora vivono in pace perchè non ci sono femmine nel branco.

Nella foto Sid di 21 anni.

I gorilla sono su un'isolotto nel fiume Luna che si raggiunge in piroga.
Tutta l'escursione dura circa un'ora.
Nel fiume ci sono anche coccodrilli ed ippopotami ma si vedono di rado.
Si possono fare i permessi a Brazzaville oppure direttamente qui nel parco ad uno dei due ingressi.

Eccoci a Brazzaville

La capitale del Congo porta il nome di un esploratore italiano.
Pietro "Savorgnan" Brazza.
E' lui che l'ha scoperta e fondata. Pochi italiani lo conoscono vista la sua naturalizzazione francese, ma è stato uno dei più importanti esploratori africani della fine 1800, assieme a Livingstone e Stanley.
In città c'e' un enorme e stupendo mausoleo dove è sepolto.

C'è un bel sito che parla della sua storia e quindi della storia delle esplorazioni africane.

http://www.brazza.culture.fr/it/index.html

dal sito:
...Dopo le nozze, Pietro e Thérèse di Brazzà partono alla volta dell’Italia. In ottobre li ritroviamo a Parigi ove Brazzà è alle prese con una invenzione recente, la bicicletta.

"Tutti si muovono in bicicletta lungo le strade. I primi tempi, la cosa mi pareva quantomeno singolare. Poi vi riflettei e mi dissi: occorre che anch’io ci provi, che diamine! E così feci".

Visti e Ambasciate

La città è tranquilla, anche se su qualche muro ancora ci sono i segni delle granate e dei proiettili della recente guerra civile.

Ambasciata del Congo RDC.
Prendere il visto del Repubblica Democratica del Congo qui è stata un'ottima idea.
Costo più basso: 35.000franchi
Tempi brevi: meno di 5 ore
Nessuna richiesta "strana" come è avvenuto in Gabon.
Solo 2 foto e 1 fotocopia del passaporto.
GPS S04°16.333' E015°16.990

Ambasciata Angola
Tempo perso. Qui, neppure si riesce ad entrare all'ufficio visti. I responsabili sono sempre fuori o in riunione. Dopo 2 giorni di tentativi desistiamo. Proveremo a Kinshasa.
GPS S04°16.867 E015°15.402

Hippocampe

Un grande viaggiatore.
Ha praticamente fatto il giro del mondo in bicicletta da solo in due anni.
Ora, assieme alla deliziosa moglie e due bimbi, vivono a Brazzaville.
Gestiscono un ristorante: l'Hippocampe.
Ci hanno accolto e coccolato come vecchi amici.
A loro il nostro caro saluto, il nostro grazie e un arrivederci in Italia per contraccambiare l'ospitalità.
GPS S4°16.411' E15°16.675'

Andata e ritorno dall'inferno

Da Brazzaville per recarsi a Kinshasa, la capitale della Congo RDC, è sufficiente attraversare un fiume. Il fiume Congo. Le due capitali sono le più vicine del mondo, solo un paio di Km di fiume. Ma il fiume divide due mondi molto diversi fra loro. Quello del Congo (ex colonia francese) e quello della Repubblica Democratica del Congo (ex colonia belga). Per attraversare c’e’ un traghetto che fa la spola fra una sponda e l’altra. Quello che accade su quel ponte mobile ogni giorno, ha dell’incredibile.
Ci sono centinaia di invalidi, storpi e ciechi che attraversano giornalmente con i loro carretti stracarichi di merce. Loro pagano meno e questo consente loro di fare “il commercio”. Hanno agevolazioni anche con la dogana e questi traffici di merce dà loro da vivere.
Lo stesso traffico lo tentano anche persone normali che provano a sgusciare fra le maglie di poliziotti e doganieri. Sono decine e decine. I cosiddetti contrabbandieri. Non mancano le merci normali caricate e scaricate da frotte di uomini di fatica che portano in genere sulla testa carichi esagerati. Il sudore che esce dalla pelle e lo sforzo dagli occhi, sembra essere strizzato fuori dal peso che barcollando riescono a trasportare. Fuori e dentro dalla barca. Sacchi di farina, cemento, argilla curativa, legname, tondini in ferro, sedie stampate in plastica cartoni di marmellata, conserva. Tutti abbondantemente spinti, tirati, battuti, percossi, frustati dai poliziotti fluviali, dai doganieri, dai gendarmi, dai conduttori della barca. Una scena da inferno dantesco. Infine qualche vettura: tre o quattro. O lussuosissimi fuoristrada o scassatissimi veicoli che neppure vanno in moto.
In mezzo a questa folle salsa umana, noi.
Per gli overlander: Tasse per entrata in porto 10.800 franchi. Ufficio immigrazione di fronte all’ingresso, dentro il cancello. Dogana nello stesso edificio ma sulla strada. Polizia di fianco.
Per noi molto rapidi ed efficienti. Nessuna richiesta di denaro. Biglietteria in fondo alla strada a destra. Occorre chiamare un prezzatore che stabilisca il prezzo.
Land rover e conducente 25.000 franchi, altro passeggero 6.500 franchi. NON PAGARE NIENTE ALTRO. Ci sono altre tasse e balzelli che non riguardano i turisti. Ci proveranno in diversi.
Il traghetto che trasporta anche le auto, parte dalle 11 alle 12,30. Armarsi di pazienza e stare molto all’erta. Quando è l’ora dell’imbarco nessuno vi cercherà. Nel caos si rischia di rimanere fuori.

Dopo un’ora di traversata approdiamo a Kinshasa.
Non ci fanno scendere dalla barca e un poliziotto dell’immigrazione ci prende i passaporti e scompare negli uffici.
Tutti scendono e si comincia a scaricare le merci nel caotico sistema africano. Dopo circa 10 minuti il poliziotto torna e ci chiede dove siamo diretti.
“Matadi, frontiera con l’angola.” Rispondiamo, ed accendiamo l’auto per scendere dal ponte che nel frattempo svuotato dai facchini si sta riaffollando con le merci e i passeggeri per il ritorno.
Ci fa segno di spegnere e di attendere. Solo poco dopo un operatore della barca ci intima di girare l’auto perché siamo stati rifiutati.
Da lì inizia un caos che durerà circa un’ora. Trattative con poliziotti di tutti i livelli, telefonate inutili all’ambasciata italiana, intimazioni gentili e meno.
Tutto inutile.
Dicono che manca il visto… dell’ANGOLA.
Non serve tentare di spiegare che è proprio in DCR che ce lo daranno, a Matadi!
La barca riparte. E noi sopra.

Rientriamo nostro malgrado a Brazzaville.
Siamo stati rifiutati con un regolare visto del paese!
All’’ambasciata italiana sia Brazza che a Kinshasa, non ci possono credere.
Ma ormai è sera. Domani 25 aprile sarà festa. Segue sabato e domenica.
Dobbiamo sbrigarcela da soli.
Situazione:
Siamo in Congo col passaporto timbrato in uscita.
Il visto dell’Congo DCR annullato. Senza franchi e col morale decisamente a pezzi.

Venerdi 25 aprile. Alla Carica!

Ore 8.00
Bussiamo al cancello dell’ambasciata dell’Angola. (apre alle 9) Vogliamo parlare col primo consigliere e spiegargli la situazione. Gentilissimo ci riceve, ascolta e ci prepara una lettera
Da presentare all’ingresso in RDC. Indirizzata all’ambasciata angolana a Matadi per ottenere il visto. Dice che non è la prima volta che gli succede. Due fotocopie al volo per strada, e via!

Ore 9.05
Siamo all’ambasciata RDC per rifare il visto e chiedere spiegazioni per quanto successo.
Ci riceve il primo consigliere che sotto richiesta di un “regalo” di 15 euro ci rifa i visti e sigla una fotocopia della lettera angolana.
A metà pomeriggio siamo pronti per ritentare l’attraversata.
Passiamo a trovare Franco Villerecci, un italiano che da anni importa marmi. Quello del mausoleo di Brazza ad esempio.
Raccontate le nostre disavventure ci invita cortesemente a cena per tirarci su di morale.
Ancora una bella serata di racconti africani.

Caronte 2: ci riproviamo!

Al porto ci riconoscono tutti.
Siamo i “rifiutati”.
Ci indicano e ci chiamano mentre passiamo con la K7.
Qualcuno ci augura in bocca al lupo. Col nostro racconto ed un poco di gadget evitiamo di ripagare l’ingresso al porto.
Stessa strategia con la barca ed otteniamo un forte sconto.
Si riparte.
Solito delirio umano e navighiamo verso Kinshasa.

Impressioni sul paese.

Piccolo e da poco uscito dalla guerra civile, ha delle buone potenzialità turistiche.
Parchi e paesaggi vari e molto belli. L’asse stradale principale è buono verso nord ed in pessime condizioni dalla capitale verso il mare. Questa zona è ancora sotto il controllo dei “ribelli” Ninja di opposizione all’attuale Presidente. Nel resto del paese, solo piste.
Parecchia polizia lungo le strade ma i controlli sono molto leggeri. La nostra esperienza alla frontiera sia in ingresso che in uscita è ottima. Comportamento corretto e gentile. Popolazione tranquilla e disponibile. Non ci sono venditori lungo le strade. Fuori dalla capitale si coglie la povertà del paese.

Cartelli, birre e curiosità