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The Diary
Botswana

ECCOCI! - 23 lug 2008

Il Botswana ci accoglie con calde giornate di splendido sole e serate miti.
Riprendiamo a dormire in tenda e alla sera si può stare in felpa o in camicia. La strada fino a Maun è buona. Questa cittadina è un punto di partenza per turisti che provengono da tutto il mondo ma non c'è assolutamente nulla da vedere.
Supermercati, distributori e agenzie turistiche. Senza i Parchi e gli animali non sarebbe che un povero solitario villaggio sperso nel deserto.

Ci rechiamo nell’ufficio che regolamenta l’accesso e le prenotazioni ai parchi e ci dicono che è tutto prenotato per settimane.
Ci consigliano di andare a vedere comunque in caso qualcuno non si presenti. I campeggi, sulla carta, hanno 5-10 posti. Sulla strada ci “disinfettano” varie volte.

Parco MOREMI - 25 lug 2008

Il più selvaggio.
Qui sembra di essere nell'Africa dei primi esploratori dove i veri padroni della terra erano solo gli animali selvaggi.

Arrivati al gate ci fanno pagare per 2 giorni di parco con auto e campeggio. 350 Pula al giorno (35 euro).
Facciamo subito un giro e vediamo un elefante, il primo coccodrillo e ippopotami in lontananza.
Siamo molto soddisfatti.

Qui i campeggi non sono recintati e occorre fare un fuoco alla sera per spaventare e tenere lontani gli animali selvaggi.
Noi abbiamo un fuoco bellissimo!
Dopo cena con ancora la fiamma scoppiettante ci arrampichiamo sulla tenda e pochi secondi dopo udiamo dei passi attorno all’auto.
Una splendida iena arriva e annusa sulla fiamma in cerca di cibo e se ne va delusa di non aver trovato nulla.
Altro che spaventarli!
Tutta la notte pare che spezzino rami a 20 metri di distanza nel bosco.
Al mattino aprendo la cerniera capiamo il perchè.
Un gruppo di 10 elefanti hanno fatto sosta al campeggio e stanno ancora facendo colazione a pochi metri da noi.

Il parco è un intreccio di piste.
Sabbia soprattutto, ma anche fango e guadi profondi.
Strade allagate dall’acqua che ancora cresce e che fino a settembre aumenterà di livello rendendo impraticabili piste fino a pochi giorni prima agibili.
E' l'acqua che arriva, e con lei la vita.
E’ la magia unica del delta dell’Okavango, un fiume che “sbaglia strada” e invece di dirigersi verso il mare, viene a morire nel deserto.
Non è consigliabile piantarsi in questi paraggi viste le acque infestate da coccodrilli, ippopotami e le terre popolati da numerosissimi gruppi di elefanti e leoni.

Questa famiglia 8 di leoni è un avvistamento straordinario!
Avevano appena pranzato con un ippopotamo e gli avvoltoi finivano di “sparecchiare”.

Pare assurdo che dicano che è tutto prenotato e tutto occupato.
Non c’e’ quasi nessuno.
Neanche i controlli dei guardaparco!
La seconda notte in un altro campo si è trasformata in una caccia alla Jena.
Evidentemente attirate dall’odore del cibo appena fa buio arrivano numerose e scorrazzano fra le tende senza paura.
A Lancel e Martha, nostri vicini di posto, una iena alta come un danese ha portato via dalla tavola un pane di burro.
Il posto è meravigliosamente selvaggio. Ecco un nutritissimo gruppo di ippo subito dopo un impegnativo guado di fango.

Ma ci sono anche nuovi tipi di ungulati come i Tsessebe qui di lato fotografati con un impala o il Red Lechwe nel suo elemento acquatico e il Waterbok dallo scuro pelo lungo.

Amici olandesi

Incontriamo Joop e Rian, olandesi, che con la loro Land sono appena scesi dal lato est dell’Africa.
Per loro il viaggio sta per finire…
per noi sta per cominciare di nuovo.

Piste del Botswana

La pista sabbiosa che collega il parco Moremi ed il Chobe è quanto di più selvaggio e “africano” possa esistere. Gruppi di elefanti ed ippopotami popolano il fiume che scorre a fianco.

Arriviamo tardi al gate del Parco Chobe e dormiamo subito fuori la guardiola in mezzo alla boscaglia. Ci procuriamo un bel poco di legna per passare la serata.

Anche qui il parco dovrebbe essere pieno ma al Savuti troviamo posto senza problemi.
Ci sono decisamente meno animali che nel Moremi o siamo noi che siamo ormai abituati a vedere impala, zebre, giraffe, uccelli vari, ed elefanti che non ci fermiamo neppure. Cercando bene invece scoviamo delle pitture rupestri degli abitanti di questi luoghi di 4000 anni fa. Il popolo San.




Continuiamo verso Nord per la seconda parte del parco. Dopo un giorno di pista sabbiosa raggiungiamo il lato del Chobe più visitato, quello che costeggia l'omonimo fiume, confine naturale con la Zambia.
Al gate come al solito ci dicono che non c’è posto al campo che si trova nel centro del parco a 2 ore di pista da li. Ancora una volta decidiamo di entrare ugualmente e… naturalmente troviamo posto.
Sulla strada riposa un elefantino morto chissà di cosa, banchetto per gli avvoltoi e delle eleganti giraffe al tramonto.
Nella notte un Honey Budger ci gira attorno alla tenda.

Risveglio nel parco con sorpresa.
Uno dei Big Five che ancora non avevamo visto ci viene incontro fra un biscotto e l’altro.
Il pericoloso ed imprevedibile bufalo africano.
Era più esotico uno sfondo con i leoni, questi animali sembrano mucche al pascolo….

Ancora un giorno di parco fino a Kasane.
Incontriamo grasse famiglie di ippopotami e splendidi uccelli come questi sotto.
Dopo diverse riflessioni, di tempo e di denaro, decidiamo di tornare a vedere le Cascate Vittoria già visitate qualche anno fa.
Da qui si possono raggiungere via Zambia o via Zimbabwe. La distanza ed il prezzo si equivalgono.
La Zambia è più tranquilla e abbiamo in progetto di accedervi anche dal Malawi.
Lo Zimbabwe sta vivendo un momento di grande crisi interna ed il territorio non è sicuro al 100%.
La città delle cascate dicono sia sicura e a noi va di rivederla. Inoltre siamo curiosi di parlare con la gente. Decidiamo di andare via Zimbabwe.
Frontiera in uscita dal Botswana rapida e ci timbrano in uscita il Carnet de Passage timbrato all’ingresso della Namibia. Usciamo dalla confederazione di stati sud africani chiamata SEDAC.