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The Diary
The Solidarity
Tara Centre di Gonder (Etiopia)
2008-12-18
Tara Center di Gonder (18dic) Centro gestito da Kate (ingl) e il marito (etiope). Hanno una scuola elementare con 64 bambini. Sostengo numerosissime...
Ospedale per Poveri e Malati Hiv - Adwa. (Etiopia)
2008-12-14
The Missionari of Charity, ordine di Madre Teresa di Calcutta si occupano dei derelitti e dei moribondi. Qui nel centro di Adwa, hanno 300 ospiti fra ...
La scuola di Dessie. (Etiopia)
2008-12-09
Gestita da missionari etiopici, la struttura che accoglie bimbi e ragazzi di ogni ceto e religione, è piuttosto vasta e ben tenuta. Ci sono classi mat...
Etiopia

Frontiera – 28 nov 2008

Uscita dal Kenya veloce ed ingresso senza problemi. Un rapido controllo dei doganieri al numero del motore e telaio della K7 e siamo dentro al paese. Qui l’inglese è parlato solo da pochi e capirsi col loro Amarico non è possibile. Riprendo a guidare a destra con qualche difficoltà dopo 7 mesi di guida a sinistra. Il disagio e l’abitudine che porta sbagliare andando a sinistra è lo stesso di mesi fa.
Il paese è molto più povero del Kenya ma le strade sono decisamente migliori. Corriamo su un asfalto vecchio ma scorrevole. Un sollievo per noi e per la K7.
Il loro orologio segna ore diverse dalle nostre.
L’ora è la nostra medioevale, cioè all’alba è l’ora 1. A mezzo giorno sono le 6 e al tramonto sono le 12. La prima ora della notte è di nuovo l’ora 1, cioè le nostre 7 di sera.
Affascinante.
Entrare in Etiopia fa bene.
Si ringiovanisce di colpo di 7 anni! Qui il calendario Giuliano in uso dall'epoca di Giulio Cesare, segna ancora il 2001.

Fortino italiano

I primi segni della nostra presenza in questa terra. Fino ad ora i colonizzatori erano sempre francesi, belgi, inglesi o portoghesi; ora tocca a noi. Eravamo alla fine degli anni 30 e dalla vicina Eritrea già colonia italiana da inizio secolo, un esercito di soldati e camice nere ha attraversato i confine ed invaso la Nazione. In questa zona a sud del paese rimangono i segni con questo fortino, presidio avanzato verso l’allora inglese Kenya.

Fanno impressionale fascine che le donne si caricano sulla schiena.
Chili e chili di legna trasportata per chilometri per cucinare quotidianamente.

Yavello- 28 nov 2008

La sensazione che col confine del Kenya finisca “l’Africa Nera” si sta già concretizzando.
L’Africa del “nessuno-fa-niente-se-non-lo-paghi” a Yavello ha cessato di essere.
La celebre ospitalità dell’Etiopia ci ha subito accolto.
La gentile Iwotte ci ha lasciato senza parole un luogo sicuro dove campeggiare e un the dopo il tramonto, e sorprendendoci con un piatto di spaghetti al pomodoro piccanti per colazione.
Richiesta di pagamento: un sorriso.

Arba Minch - 29 nov 2008

Questa è l’area dei laghi e delle tribù legate alle loro tradizioni.
Con le vibrazioni si è spezzato un supporto che sorregge i mobiletti interni di legno. Rimedio una staffa con il materiale portato con me e la sostituisco. Metto 15 rivetti saltati e controllo tutti i livelli. Il cofano si è di nuovo spezzato e tocca il motore schiacciando la protezione in metallo del compressore per l’aria condizionata che così facendo striscia sulla cinghia. Lo raddrizzo ma occorre sistemarlo al più presto.
Rimaniamo a riposarci due giorni nel panoramico giardino del Bekele Mola Hotel e Ristorante.
GPS N06°00,300’ E37°33,106’

Giuliana, la zingara

Avevamo incontrato tanti mesi fa Giuliana di Torino nel Ghana scendendo verso sud. Lei stava risalendo verso l’Italia. Ora per caso, sulla strada, incontriamo un Toyota bianco targato Venezia cabinato. E’ una bella sorpresa rincontrarci! Lei stavolta sta scendendo verso il sud Africa per imbarcare l’auto alla volta dell’America. Sta facendo il giro del mondo. Una vera zingara! In bocca al lupo!

Carretti

Sono pericolosissimi perché vanno piano e sono imprevedibili.
Non si sa che direzione prendano e sono tantissimi ed ovunque! Assieme alle mandrie di mucche o di pecore sono i padroni della strada. Spessissimo si incontrano dietro i tornanti e di pastori non si danno pena di spostarle.
Anche gli autisti dei camion in genere senza pietà in Africa, qui rallentano!

Ziway Mission

Passando per Ziway passiamo a salutare suor Antonietta conosciuta a Nairobi due mesi fa circa.
La missione che visitiamo è grande e hanno diversi programmi per i poveri. Una scuola per la formazione di modelliste e sarte di "alta moda" e di tecnici di computer.
Lasciamo un gettone Elfo (dettagli in solidarietà)

Siamo ad Addis Abeba - 8 dic 2008

Ospiti dei favolosi Marta e Fabio che lavorano qui per una ONG chiamata CIAI che si occupa fra l’altro di adozioni dei minori.
Con loro passiamo alcune belle giornate, mordicchiati continuamente da Kalì il loro "simapatico" cagnolino.
Andiamo a sentire un interessante concerto Jazz contaminato con flamenco e musica locale. Proviamo a ballare il difficile ballo etiope tutto basato di movimenti rapidissimi di spalle rischiando una lussazione e uno strappo ai muscoli cervicali.
Ci concediamo una polenta coi fiocchi….

…e andiamo a cercare nonno Giuseppe

Qui ad Addis c’è il cimitero militare italiano con sepolti i caduti durante la colonizzazione in epoca fascista dal 1936 al dicembre 1941 quando gli inglesi ci hanno scacciati in seguito alla guerra mondiale.
Nonno Giuseppe ha fermato la sua vita in questa terra e per conto della nipote nostra cara amica in Italia lo siamo andati a cercare.
Purtroppo dopo un’oretta di ricerca col suo nome non troviamo nessuno. Non c’e’ un registro e occorre chiedere all’ambasciata italiana se hanno notizie.

K7 - Una giornata intera in officina!

Dovevamo solo saldare il rinforzo in ferro del cofano sistemato in Namibia. Si era spezzato con le strade del Kenya.
Invece abbiamo anche saldato l’alluminio crepato in 3 punti e riverniciato il cofano. Cambiato i 3 filtri e l’olio motore. Controllato i livelli degli altri oli, differenziali, cambi, freni, frizione idroguida. Ingrassato tutto per bene, controllato gli ammortizzatori, ancora originali dall’Italia.
Poi, cambiato i 4 gommini dei puntoni dell’asse anteriore. Purtroppo uno dei bulloni traversi si era talmente bloccato con l’anima in ferro del gommino che hanno dovuto scioglierlo goccia a goccia con la fiamma ossidrica. Due ore di lavoro rognoso. Sono bravi e capaci. Ethio Lakes General Automotive Trading
Tel 251-11-4431492
GPS N08° 58.782’ E038° 45.353’

Leone di Judah

E’ il simbolo della monarchia etiope eretto in occasione dell’incoronazione di Hailè Selassiè nel 1930.
Durante la guerra di invasione nel 1935 fu sottratto dagli italiani che lo portarono a Roma vicino alla statua di Vittorio Emanuele.
In Italia nel 1938 un eritreo per protesta vi si inginocchiò davanti in segno omaggio e di sfida. Fu arrestato dalla polizia che lo rinchiuse in un carcere italiano dove morì dopo 7 anni.
Il leone fu restituito negli anni ‘60 al popolo etiope e ritornò ad Addis dove ora troneggia nel bel mezzo di una aiuola di fronte alla stazione dei treni.

Yekatit 12, una strage italiana.

Pare che il Maresciallo Graziani non fosse proprio di mano leggera con le popolazioni africane.
Prima in Libia poi in Etiopia aveva fama di utilizzare metodi “sbrigativi” con ribelli e oppositori.
Quando nel 1937 fu vittima di un attentato ad Addis Abeba durante la distribuzione di denaro ai poveri, la reazione sollecitata e approvata da Mussolini a Roma, fu spropositata.
Ci furono tre giorni di massacro in cui morirono alcune migliaia di etiopi. In parte in azioni di rappresaglia ad opera delle camice nere in città ed in parte in azioni di rastrellamento effettuare nella Scioa, la regione dove la resistenza etiope era più indomita.
Come spesso succede in queste azioni chi ci va di mezzo spesso sono gli innocenti. Si scoprirà infatti molti anni dopo che l’attentato fu organizzato da due giovani eritrei (non etiopi!) laureati in una scuola ialiana e occupati nel catasto in città. Questo monumento ricorda i caduti durante la strage.

Cerimonia del caffè.

E’ una tradizione molto seguita.
Quando ci sono ospiti si brucia incenso, si fanno tostare piano i chicchi mentre si mangia pop-corn zuccherato e arance, seduti su un tappeto di erba o comunque verde. Una volta tostati i chicchi vengono pestati in un mortaio in legno e la polvere ottenuta disciolta in acqua scaldata su braci in una caffettiera di terracotta.
Si beve così il primo caffé, poi si ricicla di nuovo la polvere e con altra acqua si fa il secondo caffé. Ne segue un terzo molto più leggero. Dopo 3 caffé e un’ora e mezza di chiacchiere la cerimonia è finita.
Siamo invitati per questo rito a dal gentile Mareg, un impiegato dell’officina meccanica.
Ha una sorella in Italia e ci prega di rintracciarla e di consegnarle un dizionario amarico-italiano.

Internet impossibile

Pensavamo che qui in capitale si potesse finalmente aggiornare il sito e prendere contatti via mail con ambasciate e agenzie per affrontare la burocrazia della Libia. Invece nei pochi punti internet ragionevolmente funzionanti (hotel Global), quando funziona si accede solo alla posta. Skype è oscurato dal governo assieme a tutti i siti “dinamici” cioè aggiornabili ON LINE come il nostro. Anche la sola visione del Sito è impossibile grazie al blocco dei “BLOG” ., il modo su internet di scambiare messaggi e opinioni.
Fuori dalla capitale già aprire la posta elettronica è un’impresa. Quando ci si riesce, mediamente una volta su tre, è lentissima e si può leggere e scrivere, ma solo impiegando ore.

Saluti e solidarietà.

Prima di congedarci da Fabio e Marta e Kalì, ci facciamo aiutare per scegliere a chi lasciare un gettone di solidarietà per un progetto locale.
La scelta cade su LIGA, una struttura locale che ha organizzato un asilo in una zona periferica di Addis.
(Dettagli in solidarietà)

400 km di cantieri

Uscendo verso nord da Addis ci dirigiamo verso la rotta chiamata storica.
I lavori in corso rendono la sua percorribilità lenta e scomoda.
Fra un paio di anni sarà molto facile risalire il paese ma per ora, si procede lentamente.
Come lenti vanno gli asinelli a bordo e qualche volta a centro strada carichi di ogni mercanzia.

Dessie- 9 dic 2008

Arriviamo al buio, con una temperatura decisamente bassa in una zona di montagna. Troviamo rifugio per la notte in una missione gestita interamente da missionari locali.

La struttura è vasta e visitiamo scuole dalla materna alle superiori frequentate da alunni di ogni religione. Per chi viene da lontano un convitto per ragazzi e ragazze. Nella foto la cucina dei collegi durante la preparazione del pranzo.
Lasciamo un gettone Elfo (dettagli in solidarietà)

Paesaggio spettacolare!

Ancora per centinaia di chilometri verso nord sulla strada costruita dagli italiani durante l’occupazione. Percorriamo le decine e decine di ponti e viadotti riconoscendone l’architettura famigliare. Sono ancora perfettamente efficienti in un paesaggio sempre più bello.


Saliamo negli altipiani freddi e ventosi fra panorami scenografici. I terrazzamenti e la suddivisione in piccoli appezzamenti rendono l’aspetto del territorio affascinante.

I campi coltivati sono in questa stagione della mietitura pieni di stupendi colori.

Lalibela - 10 dic 2008

Uno dei più suggestivi ed importanti punti storici dell’Etiopia e dell’Africa tutta. Questo sito descrive uno dei tre
momenti storici più significativi. Chiese di un unico blocco di montagna ricavate dalla pietra, scavando via tutto quanto non serviva. Opere risalenti all’anno 1200 per opera di Lalibela, uno dei re cristiani che regnarono in Etiopia.
La religione è la Copta Ortodossa antica come quella cattolica. Una delle caratteristiche riguarda le croci. Ogni chiesa ha forgiato una croce diversa con un suo significato. Alcune in oro, la maggior parte in ottone.
Un luogo sorprendente protetto dall’Unesco.

La pista sulla quale continuiamo non è segnata sulla carta e non compare sul GPS. E’ estremamente panoramica e ci strappa meraviglia ad ogni tornante. Sale e scende continuamente per centinaia di metri.
A volte scorre su affilate creste e ci sembra di volare.

Gran Canyon o Africa? Dolomiti o Etiopia?

Mekellè - 12 dic 2008

Questo luogo è famoso per vicissitudini legate all'epoca fascista. In qualche versione della canzone "Faccetta Nera" compare il suo nome.
In realtà nel testo originale che era in romanesco e nell'adattamento fascista popolare fatto in seguito, questa città non era nominata.
C’è un piccolo museo all’interno di un palazzo realizzato per il Re Etiope Yohannes IV da un architetto italiano nel 1873. Di poco interesse gli oggetti al confronto della struttura. All’interno in un angolo il busto di Mussolini portato 50 anni dopo per “abbellirne” la facciata.

Chiese Rupestri del Tigrai

In questa area ci sono più di 120 chiese e monasteri Cristiani Ortodossi Copti, arroccati sulle montagne e scavati nella viva roccia. Per raggiungere alcuni di essi occorre arrampicarsi come scalatori su rocce corde.
In ognuno di essi richiedono una tassa di ingresso e in quelli più remoti, senza guida locale (sempre improvvisata) si rischia la REALE lapidazione.
Decidiamo di visitarne Abraha Atsbehà una delle più belle con affreschi ben conservati del 1600.

Adigrat - 13 dic 2008

Sappiamo che anche qui al nord c'è un cimitero di guerra e, per scrupolo, andiamo a cercare anche qui nonno Giuseppe.
In realtà troviamo molti militi ignoti e soldati in maggioranza caduti durante le battaglie della prima invasione effettuata senza successo ad inizio secolo e conclusasi ad Adwa con una terribile sconfitta.

Injiera

Un piatto fisso per ogni pasto. Presente come il pane per gli italiani, l’”injiera” è la base di ogni pasto etiope.
Viene usato come pane. Inizialmente è sotto la pietanza come una “tovaglietta”, poi si spezza e con le mani vi si arrotola dentro il cibo. Piatto unico per tutti i commensali. Carne e legumi, spesso piccanti e quasi sempre con salse.

Aiuti venduti !!! - 14 dic 2008

Siamo ad Adwa.
Incontriamo per caso Gualb, una simpatica missionaria che viene dall’India. Il suo ordine è quello di Madre Teresa di Calcutta. Ci fa visitare il centro in cui da 23 anni presta servizio ai poveri, disabili mentali, malati di Hiv e di TBC. Qui assistono inoltre 1000 casi esterni distribuendo cibo “secco” (farine e miscele di cereali). Attualmente in governo trattiene il 50% degli aiuti umanitari a loro destinati, donati dalle organizzazioni internazionali, in testa gli USA.
Purtroppo abbiamo trovato questi prodotti in vendita nei negozi, come questa latta di olio.
Lasciamo un gettone Elfo al centro.(dettagli in solidarietà)

Adwa, una seria batosta! -14 dic 2008

La più grossa sconfitta di un esercito coloniale in Africa.
La più grande vittoria nella storia africana di un popolo che lotta contro la colonizzazione della propria terra.

1 Marzo 1896. In questa assolata landa ai piedi di un caratteristico picco, più di 6.000 soldati italiani sono stati uccisi in una epocale battaglia. Inviato dall’Eritrea, già colonia italiana da 7 anni, l’esercito italiano, mal nutrito e mal rifornito è stato più che dimezzato. La spedizione voluta dal governo Crispi ha avuto una lezione memorabile che ha reso famosa l’Etiopia in tutta l’Africa come “la nazione che ha resistito all’invasore”. A farne le spese migliaia di giovani italiani. Contadini e operai spediti qui per la gloria del Regno d’Italia. Molti di coloro che si sono salvati, saranno chiamati, venti anni dopo, a dare la vita nel fango delle trincee della prima guerra mondiale.

Associazione Amici di Adwa.

Simona di Cento (Fe), Paolo di Castelfranco Emila e Michele stanno facendo volontariato in Etiopia in uno splendido centro costruito dall’Associazione amici di Adwa (www.amicidiadwa.org) e gestito dalla capace opera di Suor Laura, della sua famiglia e da diverse abili consorelle.
E’ stata aperto un asilo, una scuola elementare, media e superiore.
Ci sono alloggi per studenti che vengono da lontano, una scuola di taglio e cucito e un modernissimo laboratorio tessile dove formano studenti che subito trovano impiego nella vicina fabbrica di confezioni governativa che dista pochi chilometri.
Per l’auto-sostentamento e per l’aiuto alle numerosissime famiglie povere della zona c’e’ una stalla e un piccolo allevamento di conigli e avicolo. Oltre 2000 famiglie sono aiutate con adozioni a distanza.
In fase di miglioramento il progetto di una serra avviato tempo fa e non ancora operativo.
Altra iniziativa è il riciclaggio della carta per produrre mattonelle combustibili da distribuire alle famiglie, da utilizzare al posto del legno qui raro e costoso.
Al progetto “Promozione della donna” lasciamo un contributo Elfo.(dettagli in solidarietà)

Axum - 15 dic 2008

Eccoci nel più antico sito archeologico dell'Etiopia.
L'antica capitale del regno Axumita risale al periodo della nascita di Cristo.
Le monumentali steli funerarie di Axum vennero erette per secoli fino alla conversione di Re Ezana al Cristianesimo, risalente al 320 DC.
Quando la maggiore di tutte, scalpellata da un unico blocco, crollò nel tentativo di issarla, la popolazione interpretò il fatto come un segno di avversione divina e si cessò la tradizione delle steli.

Oltre alle steli andiamo a visitare i resti del palazzo della leggendaria Regina di Saba, l'interessante museo e le tombe di alcuni regnanti.

L'obelisco

Proprio in questi giorni sta chiudendo un cantiere che ha riportato in Etiopia un obelisco che fino al 2005 si poteva vedere a Roma.
Il responsabile dei lavori ci racconta come sia stato delicato riportarlo in aereo, poi in camion e sistemato nel suo posto in tre anni di lavoro.
Quando gli italiani nel 1937 lo trovarono a terra, era spezzato in 4 parti da diversi secoli. In accordo pare con il Re Etiope, fu trasportato in Italia e ricomposto. Non rimanendo traccia degli accordi ed in seguito ad patti internazionali, è stato riportato nella sua posizione originale risalente a 1700 anni fa.

Un mare di cipria rossa

Profondo una spanna e farcito di sassi grossi come pugni e taglienti come falci.
Tutto posato su un fondo di roccia e terra dura. Ecco la strada che porta da Axum a Gonder. Tornati e curve non si contano mentre continuamente si sale e discende gli interminabili e spettacolari monti.

Un’altra opera degli italiani degli anni 40 che percorrendo oggi questo ardito percorso si ripensano con stima. Deve essere stato molto duro realizzarla. Ammirazione per le matite che hanno tracciato questi calcoli.
Onore alle mani che hanno spezzato e posato pietre.
E’ un’opera veramente straordinaria se si pensa ai mezzi e ai disagi di quel periodo.

In lontananza le spettacolari Simien Mountain che raggiungono l’altezza più elevata del paese: 4543 metri.
Le loro foreste sono popolate dai babbuini Gelata dal petto rosso tipici dell’Etiopia.

Visto che qui la nafta si trova difficilmente abbiamo fatto il super pieno e ci siamo molto appesantiti.
Abbiamo anche fatto il pieno delle taniche di acqua.
Il carico è notevole e con queste strade i pneumatici anteriori soffrono molto e sono a rischio continuo.
Ogni tanto qualcuno ci tradisce.
Anche fra spettatori armati…

Villaggio di Wolleka.

Gli abitanti di questo villaggio hanno da sempre pregato Dei e celebrato riti identici a quelli Ebraici.
L’antica religione di questa area era quella ebraica prima dell’avvento del cristianesimo. In seguito qui rimase come un’isola di antica tradizione religiosa giudaica ed i seguaci vennero soprannominati Fellasha.
Numerosi studiosi ed esperti teologi israeliani si sono recati qui per capire se ci fosse un’attinenza fra questa popolazione nera etiope e gli ebrei.
Quando il responso fu positivo ci fu un esodo di massa nel periodo fra il 1985 ed il 1991 verso Israele che si fece carico di tutte le spese di trasporto e integrazione nel nuovo per loro diversissimo mondo.
Un bel film che vi consigliamo fa capire questo momento della storia etiope. Si intitola "Vai e vivrai" di Radu Mihaileanu.

Ecco due bei volti di mamma e di ragazza. La mamma vende oggetti ai turisti sul lago Tana, la ragazza pascola le pecore nelle montagne del Tigrai

Gonder -17 dic 2008

Quello che colpisce gli italiani che entrano in città sono le numerosissime case e palazzi costruite secondo lo stile Deco dell’epoca fascista. Camminando fra le vie centrali si avverte un’aria strana di “casa” e una permanente sensazione di conosciuto.
Alloggiamo nella comoda e pulita pensione Belegez. Vicino ai castelli ed al centro.
Si può anche campeggiare ma il basso costo della stanza (80 bir - 6 euro) suggeriscono di scegliere per la comodità.
GPS N12°36,634 E37°28,316’

Ma Gonder, soprannominata la Camelot africana, non è certo famosa per questo.
Dall’anno 1636 e per due secoli i regnanti hanno spostato qui la capitale, trasformando questa città in un potente e fiorente centro. Hanno costruito castelli, palazzi, scuderie, sale di banchetti, case della musica, bagni turchi.
Intrighi e sfarzi di corte, assassini e cortigiani degni della miglior tradizione medioevale

Kate e Tara Centre

Di origine inglese, sposata con un etiope vive da tempo in questo centro di sostegno che hanno fondato.
Innumerevoli sono le sue iniziative per aiutare bambini, anziani, famiglie povere.
Lasciamo vestiti e un gettone Elfo.
(Dettagli in Solidarietà)

Lago Tana- 19 dic 2008

Enorme questo lago, con isole e monasteri. Le basse acque in questa stagione sono color fango ma ci sono momenti nell’anno in cui risplendono di un blu intenso.
Piroghe di paglia trasportano il carico prezioso di legna. Durante le recenti guerre con l’Eritrea sono stati utilizzati armamenti chimici e il risultato in alcune aree è la mancanza di alberi, qui indispensabili nella vita quotidiana per cucinare.

Nilo Blu

Da questo lago nasce il Nilo Blu, che diverrà l’affluente principale del Nilo Bianco che parte dall’Uganda. Nel suo percorso raccoglie e trasporta terriccio fertile che fornisce i tre quarti del “limo” che da vita alle sponde del Sudan e dell’Egitto. Ecco le sue sorgenti.

James Bruce l’imbroglione.

Scozzese di nascita, Console per anni ad Algeri, partì nel 1768 alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Arrivò alla Corte di Gonder dove divenne uomo di fiducia dell’imperatore.
Quando nel 1770 dichiarò di aver risolto il problema delle sorgenti del Nilo dimenticò di riferire che il Gesuita spagnolo Pero Pais le aveva scoperte ben 150 anni prima di lui. James ne era a conoscenza ma scrisse ugualmente nel 1790 un resoconto di viaggio che gli valse gli onori dei più superficiali e l’incredulità dei più eruditi visto la poco equilibrata credibilità dei suoi racconti considerati esagerati.
Il vero problema delle sorgenti del Nilo non era comunque ancora stato risolto in quanto questo fiume si congiungeva al Nilo Bianco (Nilo Albert già Nilo Vittoria) di origine più remota e non ancora conosciuta. (Risolta 100 anni dopo nel 1862 da Speke come abbiamo già visto in Uganda)

Cascate del Nilo Blu

Un tempo erano estremamente potenti e spettacolari con 400 metri di fronte. Oggi a causa di una diga per la produzione di elettricità sono ridotte a una larghezza di 4 metri. Nel nostro caso la fortuna ci ha aiutati in quanto avevano aperto parte delle chiuse

Ponte portoghese

Una scena medioevale su questo ponte costruito dai Portoghesi nel 1600 attraversato da asini e mercanzie.
(Che ci facevano qui i portoghesi?)
Si trova a cavallo del vecchio corso deviato per la diga del Nilo Blu.

Uscita – 20 dic 2008

I quasi 200 km di pista che vanno verso il Sudan sono nelle migliori condizioni ma ci sono cantieri stradali e fra poco sarà tutta asfaltata. Alla frontiera si trova dogana e immigrazione. Non occorre timbrare il Carnet al paese prima come alcuni segnalano. In pochi minuti siamo fuori dal Paese

Impressioni sul paese

Che qualcosa sia cambiato venendo dal Kenya è sicuro. L’Etiopia non assomiglia a nessun altro posto dell’Africa nera né a nessuno dell’Africa araba. Un calendario solo suo. L’ora solo sua. Un alfabeto usato solo qui. Una storia e monumenti ricchi che partono dal 300 e arrivano ai nostri giorni. Il cibo è interessante e da scoprire. L’injiera, l’uzu (liquore all’anice), e il caffè con la sua elaborata cerimonia.
I paesaggi sono strabilianti. La gente è molto povera e spesso in campagna stracciata e sporca.

Ha un grande senso dell’ospitalità, in genere sempre cordiale. Non molti parlano inglese. Tutti però chiedono: Birr, birr. Yu yu. Soprattutto i bambini. Chiedono ovunque. Sulle strade, in città, nei posti turistici e non. Purtroppo c’è l’abitudine a prendere a sassate tutte le le cose, auto comprese. Occorre prevenirli guardandoli con attenzione al passaggio. Salutandoli con un grosso sorriso o facendo “no, no” col dito in genere si “disarmano”.
A noi sono stati tirati solo 5 sassi e da bimbi piccoli. Solo una matta stracciona in un villaggio, nel vederci passare ha preso una grossa pietra e stava per scagliarla contro il parabrezza.

Auspichiamo per quella bella terra e quella bella popolazione un futuro più libero. Dove i fondi e gli sforzi dei governanti siano meno indirizzati verso le armi e più allo sviluppo del paese. Soprattutto al nord dove la siccità è un grande problema, la gente non ha cibo e arrivano tonnellate di aiuti umanitari, in parte requisiti e venduti al mercato nero. Tutta questa assistenza, pur indispensabile alla sopravvivenza, crea una terribile dipendenza. Distrugge la coscienza individuale e induce la popolazione a non darsi da fare per migliorare il proprio stato ma ad aspettare l’aiuto dal bianco. L’emergenza per sua natura non può essere una costante.

Lo Stato è molto presente con polizia in borghese e spie ovunque. La gente non parla volentieri di politica. E’ di questi giorni l’arresto di un cantautore con false accuse di omicidio colposo in auto. La data del fatto corrisponde ad una sua tournè all’estro ma le prove e i referti sono stati cambiati. I suoi versi non sono graditi al governo.
Tutte le ONG sono spiate e controllate. Le telecomunicazioni del paese sono tenute in uno stato primitivo. Spesso non funzionano i telefonini, pur con pieno segnale. Trovare una sim col numero non è facile. Il suo costo è proibitivo per la maggior parte della gente: 30 euro. Nel resto dell’Africa abbiamo comprato schede con 1 euro.

Avvicinandosi alla frontiera Nord o cambiando città, la scheda viene bloccata e non funziona per una settimana. Internet spesso non funziona e quando funziona è lentissimo. Moltissimi siti sono bloccati, ad esempio quelli che contengono Blog. Skype e altri programmi di comunicazione, oscurati. La posta viene letta. Nessuno in genere ne riceve.
Si spendono miliardi in armamenti. Attualmente molte truppe sono in Somalia, si dice ufficialmente per difendere dai mussulmani i cristiani residenti. Peccato che in Somalia pare non ci siano cristiani.

Puntandola con l’auto come per investirla e suonando, l’ha lasciata e si è scansata.
Le strade principali ad eccezione del Nord del paese sono in decenti condizioni. Moltissimi i cantieri aperti per costruirle, tutti cinesi. Quelle sterrate distruggono i pneumatici sbriciolando grossi pezzi di battistrada. Tutte sono invase da pecore, mucche, asini, carretti, capre, contadini che battono il frumento (soprattutto sull’asfalto che è bello liscio).
La polizia con noi è stata assolutamente gentile. Per strada non ci ha mai fermato. Sappiamo da chi abita qui che per loro non è così.

Cartelli, birre e curiosità